Nata a Erve nel 1943, ultima di sedici fratelli. Frequenta le scuole elementari e medie nella città natale di Bergamo. Nel 1968 frequenta un corso di pediatria infantile, nel 1972 partecipa ad un corso in malattie tropicali. Per circa dodici anni lavora nelle strutture pubbliche di Bergamo e Milano come infermiera e educatrice presso l’asilo nido di Dalmine (BG).
Puericultrice all'Onmi (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) nel 1974 decide di partire per le missioni attraverso il Celim (organismo di volontariato cristiano internazionale). Raggiunge l'ospedale in Malawi dove è destinata e vi rimane per 10 anni, prestando il proprio servizio come infermiera infantile.
Dopo una piccola parentesi di tre anni in Costa d’Avorio, ma con il cuore in Malawi, con il raggiungimento della pensione, nel 1991, diventa una scelta definitiva.
La sua meta è Chigweje al Sister Martha Hospital. Qui giungono bambini orfani o abbandonati, malati e denutriti. Decide così di occuparsi di loro e chiede al vescovo di avere una casa dove ospitarli. Le viene dato un piccolo stabile e dopo la ristrutturazione è pronto per accogliere i piccoli orfani: nasce così la "Casa Alleluya".
A Namwera comincia subito a raccogliere i bambini rifiutati che trova abbandonati nei posti più disparati, in mezzo ai cespugli piuttosto che sul ciglio delle strade.
Alcuni di questi bambini sono gravemente malati, molti hanno l'aids, altri problemi cardiaci, altri ancora sono talmente denutriti che riuscire a salvarli è veramente un'impresa ardua.
Rita per questa sua attività può contare solo sull'aiuto di alcune donne del luogo.
Nessuna istituzione l'aiuta, è solo con gli amici e i gruppi di sostegno in Italia che riesce a portare avanti fra mille difficoltà la sua missione.
I bambini crescono e quando non si riesce a inserirli in qualche famiglia locale bisogna darsi da fare per farli crescere e istruire.
Da alcuni anni Rita è direttore del N.A.C.C. (Namwera Aids Co-ordinating Committee), gruppo composto da alcune associazioni che si occupano dell'assistenza, in particolare, agli orfani ammalati di aids, che nella fascia centrale dell'Africa sono in continuo aumento.
E così in base ai progetti del N.A.C.C. si intraprende la costruzione di un grande asilo nido in grado di accogliere 120 bambini.
In Africa nonostante le campagne anti-aids non si è ancora compresa la realtà di questa malattia e quindi le persone nella fascia media di età, sia uomini che donne, si ammalano e muoiono lasciando i loro bambini con i nonni che in molti casi hanno enormi difficoltà ad accudirli, perché loro stessi dovrebbero essere accuditi.
Il fine del N.A.C.C. è quindi di portare i bambini che sopravvivono dalla scuola materna fino all'insegnamento di una professione per renderli autosufficienti.
Nasce così, sempre nell'ambito dei progetti del N.A.C.C., la scuola per lattonieri e Rita vorrebbe una scuola anche per istruire le ragazze in dattilografia e nell'uso dei computer.
Nel 2002 la Diocesi di Mangochi per mancanza di fondi, decide di chiudere la struttura, ma per non abbandonare i suoi bambini decide di vendere i propri beni in Italia e con l’aiuto di amici e i gruppi di sostegno inizia la costruzione dell’orfanotrofio Alleluya Care Centre, oggi il progetto è diventato realtà.